Il sogno della pace nella matita di Sergio Staino

Il sogno della pace nella matita di Sergio Staino

Mentre il vecchio e il bambino si allontanano nel tramonto tenendosi per mano, con le spalle avvolte dalle due bandiere israeliana e palestinese, un brivido percorre la platea stracolma. I telefonini si accendono e oscillano sulle note della canzone di Francesco Guccini che svanisce piano. Il boato dei ragazzi del Mandela Forum saluta Sergio Staino, che con i suoi disegni a commento della famosa canzone, e prima ancora con una striscia satirica sul tema dell'immigrazione e dell'accoglienza, ha regalato al Meeting del 12 dicembre uno dei momenti di più genuina emozione. 'Grazie per aver valorizzato così la parola pace, che è la parola più importante del nostro statuto' dice il presidente della Regione Claudio Martini, concludendo un palpitante 'duetto' con il disegnatore. 'Sono qui in veste duplice – inizia Staino – come 'fumettaro' e come ateo e agnostico. Perché anche noi che la pensiamo così lavoriamo perché i valori di cui parliamo oggi e a cui si sono riferiti i rappresentanti delle principali religioni monoteiste siano concretizzati su questa terra'. E' il presidente Martini  a far riferimento allo statuto regionale, a quell'articolo 4 che ormai è diventato famoso. Ma perché? 'Perché contiene in modo esplicito – spiega – nuovi diritti e nuove espressioni di cittadinanza. Non solo il diritto di espressione, di partecipazione, ma anche il diritto all'individualità, la tutela dei diversi credi, dei diversi orientamenti sessuali, il diritto di voto agli immigrati, che pensiamo possa arricchire e rendere viva la democrazia'. Ma questi giovani, insiste Sergio Staino, che cosa se ne fanno del nuovo statuto? 'Tutto sommato è fatto per loro – replica Martini – Uno statuto è buono quando resta valido almeno per cinquant'anni. Bisogna praticarlo e chiedere a tutti, società civile, associazioni, sindacati, imprenditori, di rispettarlo'. Non c'è di meglio, per capire che cosa significa nel concreto della vita di ciascuno il tema dell'immigrazione, che mettersi nei panni degli interessati. E Staino propone ai giovani del Mandela Forum una striscia di ispirazione medievale, dove intorno a Firenze, asserragliata nel suo privilegio di città ricca e gelosa e dominata da una 'Lega fiorentina' che sa tanto di leghismo contemporaneo, cresce la 'gente nova' del Casentino, del Mugello, della Valdelsa. Gente incarnata in Bobo-Bondone, padre di un Giotto ancora bimbo alle prese con i primi schizzi di animali sulle pietre del pascolo. Bobo-Bondone va a Firenze per lavorare ma rimedia solo improperi e una solenne bastonatura. Così, quando Cimabue gli propone di portare il promettente figliolo nella sua bottega di Firenze, replica deciso: 'A Firenze no, meglio contadino da un'altra parte, ma vivo!'. E' comicità, ma fa pensare. Poi il lavoro sulla canzone di Guccini e la commozione generale.
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