'Gli immigrati non sono poveri da assistere, ma persone cui spetta il nostro aiuto, cui è giusto restituire gran parte del debito che abbiamo nei loro confronti. E' attraverso segni concreti che si aprono possibilità significative, che si restituiscono diritti e dignità. Non con il pietismo, l'assisistenzialismo e l'emarginazione'. E' chiaro il punto secondo Don Virgilio Colmegna, per circa 13 anni alla guida della Caritas di Milano e adesso presidente della Fondazione Casa della Carità di Milano. 'Regolarizzare, snellire la burocrazia, favorire l'accesso al mondo del lavoro regolare. Perché è interesse di tutti avere immigrati regolari'. Altrettanto chiaro è il concetto espresso da Bruno Manghi, ex sindacalista e sociologo del lavoro. Insomma è attraverso la creazione di condizioni di 'regolarità', e non di clandestinità, che si snoda il percorso verso una società plurale, multiculturale e realmente partecipata.
'In questi giorni ha aggiunto Don Colmegna - ho assisitito alle code agli uffici postali di tante persone alla ricerca di una condizione regolare. C'erano quelle che noi chiamiamo le badanti, un termine bruttissimo. Ecco, se un giorno dovessero decidere loro di fare sciopero Milano resterebbe paralizzata. Reclamano diritti, reclamano lavoro, temi decisivi, parole cariche di responsabilità. Quando abbiamo costruito la Casa della Carità ha concluso che è vicino ad alcune scuole, i genitori avevano paura, volevano costruire un muro. Adesso gli stessi genitori vengono con i figli da noi a fare le feste, si è spezzata una paura'.
Il lavoro, appunto, forse il vero nodo della questione. 'I nostri genitori che lavoravano in fabbrica ci chiedevano di studiare, di fare gli impiegati dice Bruno Manghi - di non seguire la loro strada, fatta di sudore e fatica. Da noi si è creata una sorta di casta che sottovaluta il lavoro manuale ma dobbiamo pensare che circa il 70% di ciò che usiamo tutti i giorni è il prodotto di mani, anche bambine, di tutto il mondo. Lottare ha concluso - per garantire diritti ai lavoratori, non solo quelli del mondo occidentale, è il vostro compito. L'immigrato, se regolare, è la vera speranza per un nuovo ciclo di lotta per il lavoro. E questo credo sia nell'interesse di tutti'.
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