
“La Toscana ha una storia che la lega agli Stati Uniti in modo profondo – ha dichiarato il presidente Giani a margine di uno degli appuntamenti del Festival dell’Identità toscana - e che non a caso vede a Firenze le sedi oltre 30 istituti, università e college americani, noti per i loro programmi accademici di altissimo livello e prestigio internazionale, affiancati da un nutrito numero di iniziative in campo culturale che denotano quanto significativo sia il rapporto fra la regione e la comunità americana.
Mi accingo oggi a scrivere – aggiunge Giani - una lettera indirizzata al presidente degli Stati Uniti e all'ambasciatore americano in Italia, ricordando che proprio nel 1819 James Ombrosi , incaricato dall’allora console di Livorno, si insediò a Firenze come primo agente consolare e il primo vero console George Perkins Marsh, nominato dal presidente Abraham Lincoln, arrivò nel 1861.
È questo uno dei più genuini esempi del rapporto speciale che vi è stato sempre fra la Toscana e gli Stati Uniti.
Da allora il consolato presente a Firenze ha sempre esercitato una funzioni importanti, fra le quali quella del rilascio dei visti, che oggi viene esercitata solo in quattro consolati americani in Italia.
Ritengo quindi che il chiudere il consolato americano a Firenze sarebbe scelta quanto mai inopportuna che ignora la storia, la presenza statunitense nella regione e l'accoglienza che la Toscana ha sempre dato al popolo degli Stati Uniti.
La Regione Toscana pronuncia un accurato appello perché questo non avvenga: sarebbe un fatale errore della storia e un elemento di grave distacco da ciò che invece ha sempre alimentato il rapporto tra i cittadini americani, la città di Firenze e la Toscana.
Giorgio Spini, nel suo libro sulla storia di Firenze nell'Ottocento ci ricorda quando ancora la “piccola Firenze”, che nel 1850 non era ancora diventata capitale d'Italia, era una città di 100.000 abitanti e contava già 5.000 residenti che venivano dal mondo anglosassone,, principalmente americani e inglesi.
E' evidente che vi è quindi una strutturale presenza nel rapporto fra quello che è la cultura che esprime la Toscana e quello che oggi sono gli Stati Uniti, formati anche da un’eredità di pensiero e presenze di personaggi toscani, da Amerigo Vespucci a Filippo Mazzei, che hanno avuto un ruolo fondamentale nella storia americana passata e recente. L’eventuale chiusura del consolato sarebbe un messaggio sbagliato indirizzato a tutti i cittadini statunitensi che vivono, lavorano e studiano in Toscana e per chi viene a visitarla.”