"Quel filo tra deportazione e fascismo ..." Lo diceva Primo Levi nel 1978

Cultura
24 aprile 2015
15:18

"Quel filo tra deportazione e fascismo ..." Lo diceva Primo Levi nel 1978

FIRENZE - "La storia della deportazione e dei campi di sterminio, la storia di questo luogo (Auschwitz ndr), non pu essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa". Cos scriveva Primo Levi, che ad Auschwitz c'era stato e ne era uscito. Lo faceva nel 1978, per l'inaugurazione proprio del memoriale degli italiani ad Auschwitz che poi vedr il taglio del nastro due anni pi tardi.

C' un nesso, sottolineava, tra i primi incendi delle Camere di Lavoro in Italia nel 1921, i roghi dei libri in piazza in Germania nel 1933 e la fiamma dei crematori di Birkenau. Un nesso non interrotto, su cui la Regione ha impostato la sua politica della memoria sul Novecento. E quel nesso non pu essere dimenticato. Chi brucia libri, ricordava Levi citando Heine, finisce col bruciare uomini e la violenza un seme che non si estingue. Parole che suonano oggi ancora tremendamente attuali.

Levi richiamava gli italiani alla loro responsabilit : "il primo esperimento europeo di soffocazione del movimento operaio e di sabotaggio della democrazia nato in Italia ( ). Dal fascismo nasce un delirio che si estender ". "Ma non tutti gli italiani poi aggiunge - sono stati fascisti. E accanto al fascismo, altro filo mai interrotto, nato in Italia, prima che altrove, l'antifascismo".

Vittime inconsapevoli (non solo ebrei), ma anche partigiani e combattenti politici. Voci e volti diversi che trovano la sintesi nel memoriale degli italiani ad Auschwitz.

La chiusa quella pi famosa, scritta sulla targa all'ingresso del blocco 21 che l'ospitava: "Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo. Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia stata inutile la nostra morte. Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento: fa che il frutto orrendo dell'odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, n domani n mai".