
BASOVIZZA (TS) - Doppio appuntamento, marted 13 febbraio, a Basovizza per gli studenti toscani del viaggio didattico "Per la storia di un Confine difficile" guidati dallo storico triestino Franco Cecotti e accompagnati dalla vicepresidente della giunta regionale. Distanti tra di loro poche centinaia di metri hanno potuto visitare due dei simboli delle "memorie divise" di un'area geografica complessa e su cui non possibile fare semplificazioni. Si tratta di due monumenti: quello italiano, conosciuto dai pi , della Foiba di Basovizza; quello sloveno, misconosciuto, dedicato agli Eroi di Basovizza.
La Foiba un pozzo minerario in disuso che nel 1992 stata dichiarata monumento nazionale dal Presidente della Repubblica diventando cos il luogo simbolico dove ricordare la stagione delle stragi compiute da parte jugoslava: nell'autunno del 1943 in Istria e nella primavera del 1945 nella Venezia Giulia. A morire nelle voragini del Carso tanti italiani, la maggioranza, spesso militari, fascisti o civili inermi, e anche sloveni ed esponenti del Comitato di Liberazione Nazionale che si opponevano al disegno egemonico di Tito di comprendere nella Jugoslavia liberata dall'oppressore nazifascista anche la citt di Trieste. Il monumento ricorda anche tutti coloro, qualche migliaio di persone, che morirono in maniera diversa, molti uccisi dopo processi sommari, o che non fecero ritorno dalla deportazione.
Altro tema importante per lo storico Franco Cecotti invece la trattazione storica di quegli eventi: "Dal punto di vista storiografico sappiamo tutto delle dinamiche che portarono alle due stagioni delle foibe. Basti citare alcuni dei maggiori lavori sul tema, come, ad esempio, "Dall'Impero Austro-Ungarico alle foibe. Conflitti nell'area alto-adriatica" di vari autori per Bollati Boringhieri o "Foibe" di Joze Pirjevec per Einaudi. Resta invece un problema politico", conclude lo storico triestino, "in troppi strumentalizzano queste vittime quando invece non va alimentato l'odio e la ricerca a tutti costi di un capro espiatorio".
La delegazione di studio con i ragazzi provenienti da scuole di tutta la Toscana ha poi attraversato la strada statale che dopo pochi chilometri porta a Lipiza, in Slovenia, e si raccolta sotto gli alberi piantati oltre 70 anni fa per proteggere il monumento sloveno agli Eroi di Basovizza. Si tratta di quattro giovani irredentisti tra i 22 e i 34 anni, Zvonimir Milo , Fran Maru i , Ferdo Bidovec e Aloyz Valen i , fucilati il 6 settembre 1930 dopo la condanna a morte comminata dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato fascista proprio per la loro attivit antifascista, considerata "attentato contro lo Stato". Tutti gli anni la comunit slovena li commemora, esattamente come fa la comunit italiana con le vittime delle foibe.
Per Franco Cecotti, nonostante il clima stemperato e pi civile degli ultimi anni "Sar difficile arrivare ad un'unica memoria condivisa tra italiani e sloveni. Certo che sempre doveroso il rispetto per le memorie divise di comunit che per un secolo hanno vissuto in maniera conflittuale l'insistere su di uno stesso territorio". Con queste parole nelle orecchie i ragazzi e le ragazze che da mesi si cimentano con la complessit del Confine difficile tornano verso la citt . Domani sar il giorno della visita all'unico campo di concentramento e di sterminio nazista nel nostro paese, la Risiera di San Sabba. Un altro tragico tassello per comprendere meglio cosa ha significato il Novecento per queste terre.
"Per la storia di un Confine difficile. L'Alto Adriatico nel Novecento" il titolo del viaggio di studio per gli studenti delle scuole superiori toscane organizzato in occasione del Giorno del ricordo da Regione Toscana, Istituti storici toscano e grossetano della Resistenza e dell'et contemporanea, Ministero dell'istruzione, dell'universit e della ricerca - Ufficio regionale per la Toscana.